Intese tra Imprese e tutela della concorrenza: il caso degli accordi tra fonderie
In Italia, la tutela della concorrenza e la vigilanza sul rispetto delle relative disposizioni normative sono affidate all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), istituita con la Legge n. 287 del 10 ottobre 1990 che regola e disciplina la materia nel nostro ordinamento interno.
Tra i compiti e le funzioni che le sono assegnati, l’AGCM interviene a tutela della concorrenza e del mercato, contrasta le pratiche commerciali scorrette a danno di consumatori e microimprese nonché la pubblicità ingannevole e comparativa, vigila sulla vessatorietà dei rapporti contrattuali tra imprese e consumatori. Nell’ambito dei propri poteri, conduce le indagini sulla base di segnalazioni pervenute o d’ufficio, adotta le misure cautelari ove necessario, eroga diffide e sanzioni anche per rilevanti importi economici.
Nel novero delle possibili violazioni della normativa antitrust, della quali l’AGCM si interessa, vi sono le intese restrittive della concorrenza altrimenti dette “cartelli”, ossia gli accordi intercorrenti tra più imprese, finalizzati al coordinamento dei comportamenti sul mercato e aventi quale oggetto o effetto quello di impedire, restringere o falsare in modo consistente l’equilibrio della concorrenza.
Le intese di questo tipo sono vietate dall’art. 2 della L. 287/1990 e, a livello comunitario, dall’art. 101 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea).
Nell’ottica di agevolare il contrasto alle intese, che spesso si sostanziano in accordi segreti e come tali non facili da individuare, ed al fine di facilitare le segnalazioni di pratiche scorrette, l’AGCM ha predisposto a partire dalla Primavera 2023 un nuovo canale informativo, il whistleblowing antitrust, accessibile direttamente dal suo sito Internet e per mezzo del quale chiunque sia a conoscenza di condotte scorrette in ambito anticoncorrenziale, attuate da un’impresa, può darne notizia all’Autorità beneficiando delle misure di protezione dell’identità.
Proprio attraverso la piattaforma whistleblowing sopra menzionata, il 3 aprile 2023 l’AGCM ha ricevuto una segnalazione anonima, a cui sono seguite ulteriori integrazioni, avente ad oggetto una presunta concertazione tra sette delle principali fonderie attive in Italia nella produzione di getti di ghisa (intesa, o cartello delle fonderie).
La segnalazione arrivava da un dipendente di un’impresa acquirente, che rappresentava all’Autorità come, nei primi mesi del 2023, le fonderie coinvolte avessero richiesto degli aumenti contestuali e tra loro allineati dei prezzi applicati, a valere dal 1° aprile 2023.
Sempre a detta del whistleblower, le fonderie interessate avrebbero richiesto gli aumenti di listino in modo improvviso e inspiegabile, giustificandoli in base a generici e non ben definiti aumenti delle voci di costo, oltre che a motivo dell’inflazione e dell’incremento dei tassi di interesse.
E ciò, nonostante le variazioni dei prezzi applicabili nel secondo trimestre 2023 fossero già state discusse e definite con i clienti. Inoltre, tali incrementi non sarebbero stati chiesti da operatori attivi in altri Paesi europei, quali Germania e Francia.
Il segnalante rilevava, infine, che l’innalzamento dei prezzi sarebbe stato slegato da un reale ed effettivo aumento dei costi, oltre a giungere in un momento di saturazione della capacità produttiva delle fonderie, sicché per i clienti sarebbe stato particolarmente difficoltoso rifiutare gli aumenti applicati e reperire altri fornitori.
Sulla scorta della segnalazione ricevuta, l’AGCM con il provvedimento n. 30773 del 12 settembre 2023 ha deliberato di avviare l’istruttoria, al fine di accertare l’effettiva sussistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza in violazione dell’art. 101 TFUE, considerato che, laddove fosse accertata, tale intesa apparirebbe idonea a compromettere il commercio tra gli Stati membri a motivo del presunto ambito di estensione delle condotte contestate anche verso i mercati esterni (extranazionali).
Nel dettaglio, i comportamenti che l’AGCM dovrà accertare e, se del caso, sanzionare, riguardano l’avvenuto coordinamento tra le fonderie coinvolte, per l’applicazione degli incrementi dei prezzi di listino dei getti di ghisa, da applicare alla clientela in un medesimo intervallo temporale.
L’AGCM avrà termine sino al 31 dicembre 2024 per condurre e completare il procedimento istruttorio.
Nel caso in cui l’istruttoria dovesse concludersi con l’accertamento dell’intesa, l’AGCM potrebbe comminare a carico delle fonderie coinvolte delle sanzioni pecuniarie elevatissime, sino all’ammontare del 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso.
Il riconoscimento dell’intesa e la definitività delle sanzioni, all’esito delle eventuali impugnazioni del provvedimento dell’AGCM avanti all’autorità giudiziaria amministrativa, esporrebbero inoltre le fonderie partecipanti alle azioni di risarcimento del danno (private enforcement), che potrebbero essere proposte dalle imprese danneggiate dal cartello.